Gelate primaverili: azioni di recupero su Glera

ultime due settimane del mese di aprile 2017 alcune notti hanno segnato profondamente la stagione viticola italiana ed europea. La temperatura è scesa sotto zero di alcuni (a volte svariati) gradi e purtroppo le viti, già in fase di avanzato germogliamento, hanno subito le conseguenze di questo abbassamento termico. Fino allo scorso anno le gelate tardive erano un evento meteorologico poco frequente, rappresentando pur sempre una “spada di Damocle”. Lo scorso aprile molte aziende vitivinicole del Centro e Nord Italia hanno dovuto fare i conti con perdite di produzione a volte di entità pesantissima.
In queste circostanze che fare? È possibile contenere i danni in qualche modo? E soprattutto, persi i frutti della stagione in corso, come salvaguardare il proprio patrimonio viticolo per riprendere la produzione l’anno successivo?

UVA SAPIENS nelle settimane successive alle gelate ha messo in opera una serie di interventi presso le vigne dei  propri clienti e ha ottenuto risultati incoraggianti. Roberto Merlo ci riassume un esempio di intervento : “In accordo con il nostro cliente, pochi giorni dopo l’evento meteorologico avverso, abbiamo attuato un’azione decisa su un vigneto adulto (circa 15 anni di età) molto colpito dalla gelata, posizionato nella fascia pedemontana dell’alto trevigiano. Gli interventi hanno seguito tre modalità diverse, messe in pratica secondo un piano sperimentale che potesse dimostrare statisticamente l’efficacia delle tecniche utilizzate. I risultati sono incoraggianti: nel giro di dieci giorni dall’intervento, le viti trattate hanno risposto con la crescita delle femminelle dai germogli cimati. Sarà necessario attendere fino al periodo successivo alla vendemmia, monitorando il comportamento dei tralci, e quindi intervenire in maniera attenta in fase di potatura; le speranze di avere piante sane e produttive per il 2018 sono comunque concrete”.


Gelate: l’intervento di recupero spiegato in step
Il vigneto è composto da filari di varietà Glera allevati a doppio capovolto, sui quali i danni hanno avuto incidenza variabile, da elevata (germogli “bruciati” su punte e grappolo compreso) a media (“bruciature” limitate alle punte).

 

Da tutte le viti sono state asportate le parti necrotiche, lasciando uno sperone verde di circa 10/15 cm.

In entrambe le zone si è poi operato secondo queste tre modalità:
a) spollonatura del fusto, nessun intervento su speroni e capi frutto


b) spollonatura del fusto, cimatura dei soli germogli presenti sugli speroni


c) spollonatura del fusto, cimatura di tutti i germogli

Le tre modalità sono state ripetute per dodici volte nelle due zone, così da avere indicazioni valide a livello sperimentale per valutare quale sia la modalità più efficace.


Le piante hanno risposto in maniera diversa: i filari colpiti da un danno totale hanno dato solo deboli segni di ripresa, quelli nei quali il danno è stato medio hanno invece reagito avviando la crescita delle femminelle dai germogli cimati; e questo è avvenuto già entro i primi dieci giorni dall’intervento.

 


Il germogliamento è proseguito, e 40 giorni dopo, in fase di fioritura avanzata, la situazione registrata è ancora più positiva.

 


In conclusione, intervenire su un vigneto adulto subito dopo la gelata non solo è possibile ma si dimostra lungimirante, perché aiutare le singole piante a riprendersi significa limitare la perdita di produttività del vigneto al solo anno dell’infausto evento meteorologico. Va poi sottolineata l’importanza di non fermarsi all’azione immediata, ma di completare l’intervento con una potatura attenta e curata in autunno, per ottimizzare l’investimento effettuato in termini di energie e risorse.